28 Feb, 2023
Sostenibilità e transizione ecologica, le nuove certificazioni per le aziende
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asacert, pianeta, rendicontazione

Prendere, produrre, sprecare. Un modo di fare che il Pianeta non può più permettersi davanti al gigantesco conto alla rovescia del repentino cambiamento climatico. Imboccare al strada della sostenibilità nei processi produttivi e negli stili di vita è una necessità globalmente riconosciuta ma non ancora attuata come ci si aspetterebbe.

È stata pubblicata nella Gazzetta ufficiale dell’Unione Europea la nuova Direttiva (UE) 2022/2464 sulla Corporate Sustainability Reporting Directive – CSRD (rendicontazione societaria di sostenibilità), che modifica il regolamento (UE) n. 537/2014, la direttiva 2004/109/CE, la direttiva 2006/43/CE e la direttiva 2013/34/UE. La Direttiva CSRD (Corporate Sustainability Reporting Directive) comporta l’obbligo per migliaia di aziende di rendicontare la propria sostenibilità. La direttiva si estende ad un’ampia platea che comprende PMI quotate e non quotate (su base volontaria). Sono coinvolte le grandi società con più di 250 dipendenti e tutte le società quotate, comprese le PMI, ma non le microimprese quotate. Si tratta di circa 49.000 aziende europee pari al 75% del fatturato totale delle srl, contro le 11.600 già interessate che rappresentano il 47% del fatturato totale.

Il nostro impegno quotidiano

Alla sostenibilità, intesa non solo come settore di interesse professionale ma anche come approccio ad ogni aspetto della vita d’impresa, ASACERT dedica gran parte del proprio impegno quotidiano. L’ente di certificazione, ispezione e valutazione è promotore di numerose iniziative a favore della sostenibilità in campo energetico-ambientale ed in quello della rigenerazione urbana. ASACERT quale ente di terza parte accreditato, fornisce servizi di Certificazione, rivolti a tutti coloro che vogliono ottenere i requisiti necessari per poter accedere ai fondi previsti dal PNRR. L’obiettivo è di contribuire ad una svolta globale per attuare la transizione e combattere allo stesso tempo il disagio economico e sociale. Perché non ci si può sottrarre alla sfida del conciliare crescita e sostenibilità.

“C’è un gran bisogno di fare, di essere concreti. In linea di principio, tutti sono convinti dell’idea di cambiare lo stato delle cose, ma la differenza sta nella capacità di saper promuovere e realizzare la visione del futuro che si auspica per la comunità. Ogni nostra azione deve concorrere al benessere dell’uomo e alla tutela dell’unico pianeta che abbiamo a disposizione, assicurando il rispetto dei principi di conformità e fornendo a tutti gli stakeholder la garanzia di compatibilità con i propri investimenti. Dobbiamo riuscire a progettare e costruire un futuro diverso, migliore di quanto non siamo riusciti a costruire fino ad oggi

afferma Fabrizio Capaccioli, AD di Asacert e vicepresidente del Green Building Council Italia. 

La parola d’ordine è rendicontare la sostenibilità attraverso i nuovi protocolli.

ASACERT si impegna nella diffusione di questi criteri affinché le organizzazioni piccole, medie o grandi che siano, non siano valutate più osservando solo la loro capacità di produrre denaro, ma anche nel produrre risultati etici, come l’inclusione sociale o la protezione dell’ambiente. Fare in modo che l’impianto teorico legato alla transizione ecologica e all’economia circolare deve tradursi in realtà dei fatti.

La recente introduzione di nuovi servizi di certificazione dedicati al grande tema della sostenibilità va in questa direzione e la certificazione “Do Not Significant Harm” (DNSH) contribuisce ad un’azione consapevole e mirata verso la conformità dei processi aziendali con le normative vigenti e relative al sistema di tassonomia contenuto nei regolamenti UE, ma si traduce anche e soprattutto in azioni aziendali a impatto minimo sull’ambiente. ASACERT ha anche introdotto la certificazione Ambiente Protetto – Linee guida per la prevenzione dei danni all’ambiente – Criteri tecnici per un’efficace gestione dei rischi ambientali, che si configura come uno strumento complementare alle certificazioni ambientali esistenti, come la ISO 14001.

Dati

Le imprese dovranno comunicare i dati su come affrontano, gestiscono e divulgano le informazioni non solo su tematiche “green” relative all’impatto e all’impegno nei confronti dell’ambiente, ma anche riguardo al rispetto dei diritti umani, il grado di diversità all’interno dell’organizzazione oltre al rispetto della normativa anticorruzione. In altre parole, il complesso dei criteri ESG (Environmental, Social, Governance). Fra le principali modifiche intervenute sulla direttiva 2013/34/UE si segnala l’inserimento degli Artt. 26-bis e 27-bis, rispettivamente:

“Principi di attestazione della conformità della rendicontazione di sostenibilità” e “Attestazione della conformità della rendicontazione consolidata di sostenibilità”.

Le informazioni riguardano una serie di parametri che devono essere tenuti in considerazione, tra cui: la resilienza del modello e della strategia aziendali dell’impresa in relazione ai rischi connessi alle questioni di sostenibilità; i piani dell’impresa, inclusi le azioni di attuazione e i relativi piani finanziari e di investimento, atti a garantire che il modello e la strategia aziendali siano compatibili con la transizione verso un’economia sostenibile e con la limitazione del riscaldamento globale a 1,5°C (Accordi di Parigi); una descrizione delle politiche dell’impresa in relazione alle questioni di sostenibilità. 

La rendicontazione dei criteri ESG

(Environmental, Substainable, Governace) é stata introdotta nel luglio scorso dall’Unione Europea per misurare l’impatto delle aziende in materia di ambiente, affari sociali e governance. “La sostenibilità diventa un nuovo pilastro delle prestazioni delle imprese, allontanandosi dal focus sui profitti a breve termine”, si legge in una nota del Consiglio e l’Ue “è destinata a diventare leader nella definizione di standard globali di rendicontazione sulla sostenibilità”. Un provvedimento atteso, che va nella direzione di garantire pari dignità e importanza a questo tipo di reportistica, al pari di quella di bilancio e profitti. La rendicontazione non finanziaria diventa così uno strumento di monitoraggio per misurare consapevolmente l’impatto sull’ambiente, sulla tutela dei diritti umani, sul rispetto delle uguaglianze e la gestione interna alle organizzazioni.

L’aderenza ai criteri di energia circolare e ai principi ESG, concretamente e ben lontani dalle pratiche di greenwashing, sono la base per garantire un futuro al Pianeta”, afferma Capaccioli, che aggiunge: “Per questo ormai da anni, siamo in linea con l’esigenza che anche in Europa si sta facendo pressante, che è quella di spingere le aziende ad adottare nuove azioni a tutela dell’ambiente e a rendicontarle, secondo criteri e rating oggettivi e comuni, affidandosi a organizzazioni terze e di comprovata esperienza come ASACERT”.

Le imprese di grandi dimensioni e le piccole e medie imprese, ad eccezione delle microimprese, dovranno includere nella relazione informazioni necessarie alla comprensione dell’impatto dell’impresa sulle questioni di sostenibilità, nonché informazioni necessarie alla comprensione del modo in cui le questioni di sostenibilità influiscono sull’andamento dell’impresa e sui suoi risultati.

La validazione del Bilancio (o report di sostenibilità)

Consiste nella verifica della corrispondenza dei dati e delle informazioni riportati sul documento redatto dall’Organizzazione, con criteri definiti a livello nazionale o internazionale e implica la rendicontazione di come un’organizzazione considera le questioni di sostenibilità durante l’esecuzione delle sue operazioni e dei suoi impatti ambientali, sociali ed economici. Un report di sostenibilità è diventato un tassello fondamentale oggi, perché presenta i valori e il modello di governance dell’organizzazione dimostrando il legame tra strategia e l’impegno per un’economia globale sostenibile.

ASACERT, in qualità di ente accreditato, attraverso il nuovo servizio di validazione del processo di reporting, è in grado di supportare qualunque organizzazione nell’identificazione dei propri impatti significativi per l’economia, l’ambiente e la società, secondo gli standard globalmente riconosciuti. 

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