Dallo studio condotto dalla LIUC-Università Cattaneo emerge un settore vivace, in grande crescita, chiamato a sfide importanti. Prima fra tutte quella della sostenibilità nel campo della logistica
Non esiste una sola logistica, ma tante quante sono le filiere produttive e distributive. È un settore che in Italia conta oltre 80.000 imprese, con un fatturato superiore agli 80 miliardi di euro. Per questo il Centro sulla Logistica e il Supply Chain Management della Business School della LIUC-Università Cattaneo, ha deciso di analizzare più a fondo il mercato della logistica e dei trasporti con un report pubblicato lo scorso novembre.
Uno studio che si è reso necessario, dato che la dimensione internazionale dei mercati, la frammentazione dei flussi fisici e lo sviluppo dei nuovi canali di vendita on-line, hanno reso la logistica una funzione centrale per il governo dell’intero sistema produttivo.
Il contesto
Negli ultimi dieci anni il settore ha vissuto una decisa crescita, dettata da molti fattori tra i quali una progressiva terziarizzazione della funzione logistica da parte del sistema manifatturiero e distributivo italiano. In questo processo, favorito anche dallo sviluppo delle ICT, le aziende affidano a fornitori esterni la gestione operativa non solo di trasporto, stoccaggio o allestimento ordini, ma anche di altre attività prossime a quelle logistiche, come l’imballaggio, la personalizzazione dei prodotti, l’assicurazione merci, i controlli di qualità, e così via.
Lo studio evidenzia come il contesto del mercato internazionale abbia cambiato il volto della logistica tradizionale. L’import/export dei prodotti finiti non è più la realtà prevalente: secondo l’OECD (Organisation for Economic Co-operation and Development) infatti, le GVC (Global Value Chain) rappresentano ormai il 70% degli scambi. Quindi materie prime, semilavorati, componenti vari provenienti da diversi Paesi e destinati ad essere assemblati, o parzialmente assemblati, in un altro Paese, da cui a loro volta verranno esportati per raggiungere le destinazioni finali.
Il quadro italiano
Il quadro competitivo italiano è frammentato ma con una forte spinta alla concentrazione. I player globali consolidano le loro quote di mercato e ampliano la gamma dei servizi offerti inglobando competitor locali, in un quadro che vede, tra le altre cose, la crescita esponenziale delle vendite on-line.
Un ruolo sempre più pervasivo lo riveste la componente tecnologica, quindi IoT, intelligenza artificiale, Big Data, blockchain, sistemi di movimentazione a guida autonoma (AGV), che richiede investimenti importanti, ma anche risorse umane competenti.
Green Logistics: la transizione sostenibile
A ciò si aggiunge la necessità di transitare verso una green logistics. Dalla tipologia di motori e quindi di carburanti utilizzati, alle modalità di trasporto, alla qualità dei magazzini, all’organizzazione stessa delle supply chain, la direzione è tracciata e dovrà essere necessariamente orientata alla sostenibilità.
Nella Penisola la concentrazione delle attività logistiche risiede nelle regioni del Nord Italia, con una presenza particolare in Lombardia, dove sono localizzati gran parte degli head quarter delle maggiori aziende nazionali e internazionali. La dimensione delle imprese è medio-piccola, coerentemente con la struttura della manifattura nazionale, ma si sta assistendo a rapide modifiche, dettate da processi di integrazione produttiva e distributiva dei mercati.
Un’analisi settoriale: autotrasportatori, corrieri e operatori logistici
Per quanto riguarda i settori specifici, lo studio della LIUC ha preso in considerazione gli autotrasportatori, i corrieri e i corrieri espresso, gli operatori logistici, i gestori di magazzini e gli spedizionieri.
Il settore nel suo insieme è composto da quasi 90.000 aziende, compresi i gestori delle infrastrutture/nodi intermodali e i fornitori di altri servizi destinati al trasporto delle merci. A queste si aggiungono le aziende dell’indotto, che offrono prodotti/servizi collegati alle attività logistiche come dispositivi e strumenti informatici, software specialistici, sistemi di movimentazione, carrelli, veicoli industriali, cooperative di produzione e lavoro, e così via.
Di questo ecosistema, circa il 90,7%, pari a 81.000 aziende, opera nel settore del trasporto merci su strada. L’autotrasporto domina il mercato italiano con il suo peso percentuale (88,1%) sul totale delle merci trasportate a livello nazionale nel 2019 (fonte Eurostat).
Nuovi player e servizi
Il comparto dei trasporti e della logistica ha visto affacciarsi al suo interno nuove realtà aziendali provenienti da altri settori. Un esempio su tutti è quello di Amazon: nel 2020 infatti, più di 18.000 PMI italiane hanno venduto e distribuito i propri prodotti attraverso questa piattaforma, circa la metà all’estero.
Ma sono entrati in campo anche gli sviluppatori di soluzioni tecnologiche, come le piattaforme per l’incrocio di domanda e offerta di servizi logistici e di trasporto. Ma anche le tecnologie di acquisizione e analisi dati, software e hardware specialistici, o sistemi di gestione degli ordini. Inoltre, anche nel comparto trasporti e logistica hanno incominciato ad operare i fondi d’investimento, in particolare quelli di private equity (PE).
Necessariamente sostenibile
In Italia il trasporto merci è responsabile del 25% circa delle emissioni totali nazionali dei trasporti (Fonte: Ministero dei Trasporti). La scelta di investire in una flotta green non è più rinviabile, non solo perché le direttive europee impongono limiti stringenti e tabelle di marcia ben precise, ma anche perché le aziende clienti stanno orientando le loro scelte di consumo verso servizi più sostenibili. Oltre al fatto che la cura della sostenibilità dell’impresa nelle sue tre dimensioni – ambientale, sociale ed economica – è, di per sé, giusta e doverosa.
A monte delle scelte operative, occorre una «maturazione culturale» che deve coinvolgere l’intero organico aziendale. “La transizione verde – si legge nello studio – non si sostanzia infatti nel mero utilizzo di mezzi meno impattanti, o di qualche pannello solare, ma coinvolge l’intera organizzazione dell’impresa e le modalità di erogazione del servizio, oltre naturalmente la qualità degli immobili, l’efficienza energetica degli impianti, dei mezzi di movimentazione e di trasporto e la ricerca di imballi a minor impatto ambientale con l’obiettivo della riduzione CO2. L’utilizzo delle tecnologie digitali, con le loro potenzialità di connessione, controllo e visibilità dei processi fanno parte integrante del passaggio verso una logistica maggiormente sostenibile”.
Scenari futuri
A determinare il valore delle aziende saranno molti fattori, tra cui la qualità degli immobili, ma anche quella degli impianti, la loro sicurezza certificata, la loro coerenza con le attività svolte all’interno del magazzino, il grado di automazione e digitalizzazione dei processi. Non ultimo, la presenza di personale qualificato e aggiornato.
Alcuni processi già in atto si sono intensificati con la crisi pandemica e il conflitto russo-ucraino. La rottura delle catene logistiche sta imponendo il superamento, di modelli organizzativi non più adatti. Inoltre lo sviluppo dell’e-commerce impone alle aziende la riconfigurazione dei modelli di business per andare incontro alle nuove modalità di acquisto dei consumatori.
Tutte queste trasformazioni richiedono competenze specifiche, know how tecnologico di alto livello e mezzi finanziari adeguati. Un insieme di fattori non sempre disponibili per le piccole medie imprese, chiamate a una sfida importante e costrette, giocoforza, a reinventarsi per non soccombere a grandi player che già dominano il mercato.