Nel vento non c’è solo il potenziale energetico, ma anche quello di un’intera industria. Serve infatti una filiera di produzione industriale italiana, per realizzare i componenti degli impianti eolici offshore galleggianti e superare, anche così, la dipendenza energetica da terzi. Una crescita graduale ma costante, con l’obiettivo di raggiungere entro il 2035 una capacità complessiva di 33 GW da fonti eoliche, onshore, repowering e offshore. E puntare a diventare l’hub dell’energia nel Sud Italia a servizio del Mediterraneo
Summit ANEV 2023: il Futuro dell’Eolico Offshore Italiano
L’ANEV, Associazione Nazionale Energia del Vento, ha organizzato lo scorso 23 luglio il 2° Summit sull’eolico offshore che ha visto la presenza di Adolfo Urso, Ministro delle Imprese e del Made in Italy. Durante il convegno si è discusso circa la necessità di creare una filiera nazionale dell’eolico offshore, con lo stimolo da parte delle aziende italiane che stanno pianificando nuovi progetti per i prossimi anni, a ridurre le tempistiche di approvvigionamento per la fornitura di attrezzature utili alla realizzazione di impianti eolici off-shore tradizionali e flottanti.
Il Summit è stata l’occasione per presentare lo studio svolto da Nomisma Energia – disponibile su anev.org – sulla situazione attuale italiana nel settore dell’eolico. Dallo studio è emerso che l’eolico nel 2023 ha raggiunto una capacità di 12,3 GW e ha contribuito per il 7% al soddisfacimento della domanda e per il 9% alla produzione elettrica. Dati ancora lontani dagli obiettivi al 2030 posti dal PNIEC, che prevedono 26 GW di capacità eolica per l’eolico onshore e di 2,1 GW per l’eolico offshore.
La Dipendenza Energetica e le Sfide per l’Eolico Offshore in Italia
L’Italia, sempre secondo lo studio, è il Paese con la più alta dipendenza dall’estero, infatti anche per quanto riguarda la dipendenza energetica, si mantiene su livelli ancora troppo elevati di importazioni. Nonostante l’Italia sia il sesto Paese per capacità installata, con oltre 12 GW, è ancora indietro nel settore dell’offshore, con un solo impianto tradizionale e nessuno flottante. Il potenziale è grande, ma l’Italia deve affrontare diverse sfide. Tra queste la mancanza di porti adeguati alle operazioni di assemblaggio, installazione e manutenzione delle turbine eoliche. Inoltre, i costi di produzione dell’eolico galleggiante sono ancora elevati, con un LCOE (Levelized Cost of Electricity, ndr)) stimato intorno ai 200 €/MWh nel 2024.
A tal proposito, la tariffa del DM FER 2 indicata come base d’asta per le procedure competitive dell’eolico offshore flottante è ad oggi pari a 185€/MWh, valore che probabilmente ancora non è sufficiente per lo sviluppo di questa nuova tecnologia. È infatti inevitabile pensare ad un adeguamento di queste tariffe, o quantomeno un affiancamento di altre misure di carattere fiscale o di eliminazione di costi (come quelli della connessione).
Le raccomandazioni di Nomisma Energia
La stima dell’LCOE per l’eolico galleggiante nel 2024 è vicina a 200€/MWh; inevitabile adeguare le tariffeVelocizzare l’emissione di decreti per la riformulazione unica delle autorizzazioni delle FER e per la definizione dello spazio marittimoRidurre l’impatto finanziario delle opere di connessione a terraIl Sud Italia ha un’occasione di sviluppo economicoLa filiera dell’industria dell’eolico offshore in Europa è più avanti, ma l’Italia ha l’industria idonea per realizzare la tecnologia galleggianteL’hub dell’energia nel Sud Italia a servizio del Mediterraneo
Questo scenario presenta però alcune lacune poiché l’Italia mostra delle difficoltà burocratiche e di processi di autorizzazioni ancora troppo lunghi. Inoltre il nostro Paese manca di un quadro regolatorio completo per l’utilizzo offshore delle rinnovabili, nonostante abbia un’industria idonea per concretizzare la tecnologia galleggiante come tecnologia industriale nazionale.
Quali modelli per l’Italia
L’Italia ha un grande potenziale per lo sviluppo dell’eolico offshore, ma è ancora indietro rispetto ad altri paesi come la Cina, il Regno Unito e la Germania. Attualmente, l’Italia ha solo 30 MW di capacità eolica offshore fixed installata (Taranto). Molte sono le aree adatte allo sviluppo di parchi eolici offshore galleggianti in Italia e tutte contribuirebbero a colmare il gap di produzione rinnovabile per raggiungere i target nazionali.
L’eolico offshore presenta un notevole potenziale di sviluppo tecnologico, poiché rappresenta un’applicazione marina di una tecnologia già consolidata (onshore). Tuttavia la realizzazione di impianti eolici bottom-fixed nel Mediterraneo è limitata a causa delle profondità marine, che già a pochi metri dalla costa possono risultare eccessive, e della necessità di proteggere la biodiversità marina, in particolare la posidonia, che cresce tra i 30 e i 60 metri di profondità. Pertanto, per sviluppare l’eolico offshore in Italia nei numeri auspicati dall’ANEV, oltre 10 GW nei prossimi anni, è fondamentale adottare soluzioni flottanti che permettano la costruzione di impianti in acque più profonde e distanti dalla costa. Si tratta di sistemi che devono raggiungere una maturità tecnologica sufficiente per consentire una corretta industrializzazione e una riduzione dei costi.
Una visione di lungo termine
Attualmente esistono modelli e progetti sperimentali che stanno ottenendo risultati promettenti, e ci si aspetta un significativo avanzamento tecnologico a breve. Questo è un aspetto cruciale, poiché permetterà non solo la realizzazione di grandi progetti nel Mediterraneo, ma attiverà anche un mercato globale di grande potenzialità. L’Italia, in questo contesto, si posiziona come leader, portando avanti iniziative importanti. Oggi, nonostante la consapevolezza che non sia facile avviare una filiera industriale Italiana dell’eolico offshore, si deve agire subito per poter consentire la produzione italiana delle componenti necessarie alla realizzazione di impianti eolico offshore galleggianti in tempi rapidi e, quindi, di superare la dipendenza energetica da terzi.
L’eolico offshore è una tecnologia che sta maturando e che ci permetterà di raggiungere gli obiettivi di decarbonizzazione nel medio periodo, 2040 e 2050. L’ANEV sostiene una visione di lungo termine: non si tratta di realizzare pochi MW subito, ma di costruire una robusta catena industriale del valore che, come avvenuto per l’eolico onshore, possa contribuire significativamente alla decarbonizzazione del nostro Paese nei decenni a venire. L’obiettivo è chiaro: portare avanti una crescita graduale ma costante, capace di strutturare un’industria nazionale competitiva.
Verso il 2035: l’ambizioso piano dell’Italia per 33 GW di energia eolica
L’ANEV prevede che entro il 2035 l’Italia possa raggiungere una capacità complessiva di 33 GW da fonti eoliche, suddivisa in 11 GW di nuova capacità eolica onshore, 11 GW da progetti di repowering dell’eolico onshore esistente e 11 GW da eolico offshore. Questo piano ambizioso, se attuato con la giusta strategia, rappresenterà un contributo cruciale alla transizione energetica e alla lotta contro i cambiamenti climatici.
Con la pubblicazione del FER2 ad agosto 2024, decreto finalizzato a sostenere ed incentivare la produzione di energia elettrica di impianti a fonti rinnovabili innovativi o con costi di generazioni elevati che presentino caratteristiche di innovazione e ridotto impatto sull’ambiente e sul territorio, l’Italia ha fatto un grande passo avanti. L’ANEV lo ha commentato in modo positivo perché ha potuto apprezzare lo sforzo del Governo nell’inserire nel decreto molte modifiche che aveva avanzato e nel vedere che tante criticità che erano state evidenziate sono state risolte.