26 Feb, 2025
I vantaggi della sostenibilità certificata 
Tempo di lettura
sostenibilità certificata

Ecco una roadmap per le aziende che hanno bisogno di orientarsi tra le tante tipologie di sostenibilità certificata. Infatti, esistono oltre 100 certificazioni diverse. Proseguiamo questo viaggio con un approfondimento sui vantaggi delle norme UNI ISO: dall’efficienza operativa ai risparmi, alle nuove opportunità di crescita all’accesso al credito. Con un focus sull’importanza di un processo strategico e strutturato – a partire dalla scelta della certificazione più adatta – per evitare sprechi 

Le certificazioni di sostenibilità sono uno strumento potente: se implementate nella maniera corretta, permettono all’azienda di raggiungere gli obiettivi prefissati e, allo stesso tempo, insegnano un modus operandi volto all’evoluzione costante. In Giappone, il concetto di Kaizen rappresenta una metodologia basata sull’idea che piccoli cambiamenti sistematici possano generare grandi risultati nel lungo periodo. Questa filosofia gestionale e produttiva si fonda su alcuni principi chiave, tra cui l’ottimizzazione regolare dei processi. Ma anche il coinvolgimento attivo di tutte le persone all’interno dell’organizzazione e l’eliminazione degli sprechi per incrementare efficienza e qualità. Non si tratta di interventi occasionali. Si tratta piuttosto di un approccio strutturato e progressivo. Un approccio in cui ogni miglioramento viene analizzato, testato e standardizzato affinché diventi parte integrante del modello operativo aziendale.

Ispirarsi al Kaizen

Uno degli elementi distintivi del Kaizen è l’attenzione ai dati e alla misurazione delle prestazioni, che permette di prendere decisioni basate su evidenze concrete anziché su supposizioni. Allo stesso modo, l’implementazione delle norme UNI ISO può essere vista come un parallelismo con il Kaizen. Infatti, permette alle aziende di strutturare un sistema di gestione orientato al miglioramento continuo. Secondo questa visione, integrare una norma non significa semplicemente essere conformi a una direttiva, una richiesta o un bisogno, ma rappresenta l’opportunità di ripensare il funzionamento di un’azienda. Inoltre consente di strutturare una governance corretta, sviluppare una leadership illuminata e imparare ad essere proattivi. Il tutto tramite la messa in atto di una roadmap che utilizza i dati come asset strategico e spinge l’azienda nella direzione dell’efficienza, delle performance e della sostenibilità.

Implementare le norme UNI ISO consente all’azienda di rafforzare la propria “spina dorsale”. Permette di creare una sequenza di processi in grado di migliorare ogni singola dimensione, gestire il rischio in modo pratico, ripensare il proprio modello di business e generare valore condiviso. Molte aziende vedono le certificazioni di sostenibilità come un peso burocratico: “un’altra carta da compilare”, “un costo senza benefici”, “un bollino che non cambia nulla nella pratica aziendale”. Ma è davvero così? O è solo una scusa per rimandare una trasformazione necessaria? La realtà è che, se scelte e integrate con criterio, le certificazioni non solo migliorano la gestione aziendale, ma aprono nuove opportunità di crescita, di efficienza e persino di accesso al credito.

Benefici immediati e futuri

Il primo e più immediato beneficio è la differenziazione competitiva. In un mercato in cui sempre più consumatori, investitori e partner commerciali vogliono fare affari con aziende responsabili. Vogliono dimostrare con una certificazione il proprio impegno ESG significa distinguersi dai concorrenti. Un esempio? Pensiamo ai fornitori della grande distribuzione. Con grande frequenza chi non possiede certificazioni ESG perde appalti perché i grandi marchi vogliono ridurre il rischio e migliorare la propria reputazione. Ho visto aziende passare in pochi anni da una posizione marginale a un ruolo chiave nella supply chain solo perché hanno investito nella sostenibilità con un approccio strategico. Le imprese che possiedono certificazioni riconosciute sono spesso percepite come più affidabili, innovative e trasparenti. 

Ma i vantaggi non si fermano qui. Certificarsi riduce i rischi e assicura la conformità normativa in un panorama legislativo in continua evoluzione. Infatti, le aziende che si muovono in anticipo con un sistema certificato sono meno esposte a sanzioni, controversie legali o danni reputazionali legati a violazioni ambientali o sociali.

E poi c’è un aspetto che molti non considerano: l’efficienza operativa e i risparmi economici a lungo termine. Un’azienda che lavora per ottenere una certificazione di sostenibilità deve ottimizzare i propri processi, ridurre gli sprechi, migliorare la gestione delle risorse e innovare. Tutto questo porta benefici diretti, come la riduzione dei costi energetici, il miglioramento della supply chain e l’aumento della produttività. Le imprese con certificazioni ambientali riducono in media del 15-20% i costi di gestione delle risorse, come energia, acqua e rifiuti. Inoltre migliorano la loro resilienza di fronte alle nuove sfide del mercato. Smontare questi preconcetti significa guardare alle certificazioni non come a un obbligo, ma come a un’opportunità strategica. Chi continua a considerarle solo un’etichetta formale rischia di rimanere indietro rispetto a chi invece le adotta con visione e con l’obiettivo di migliorare il proprio posizionamento competitivo.

Una leva per l’accesso al credito

Oggi, sempre più istituti bancari stanno integrando criteri ESG nelle loro metodologie di valutazione del merito creditizio. Questo significa che le PMI che vogliono accedere a finanziamenti agevolati o migliorare il proprio rating bancario devono dimostrare una gestione sostenibile e trasparente. Le certificazioni di sostenibilità non sono solo strumenti di compliance. Possono infatti rappresentare un asset strategico per facilitare l’accesso al credito e ridurre il costo del capitale.

Secondo il documento “Dialogo di sostenibilità tra PMI e banche”, approvato di recente dal MEF, le imprese che adottano pratiche sostenibili e le certificano possono beneficiare di condizioni di prestito più favorevoli. Questo perché gli istituti finanziari tendono a considerare le aziende certificate come meno esposte a rischi ambientali e sociali. Un aspetto che migliora la loro affidabilità e riduce la percezione del rischio di credito. Le banche, nella revisione dei criteri di concessione dei prestiti, come richiesto dall’EBA, utilizzano i dati ESG per valutare la resilienza e la competitività di un’azienda nel lungo periodo.

E ai finanziamenti pubblici

Essere in possesso di queste certificazioni può quindi semplificare il rapporto con gli istituti bancari. Ma anche ridurre la complessità delle informazioni richieste per accedere ai finanziamenti e migliorare i tassi di interesse.

Tra i parametri più rilevanti considerati dalle banche troviamo:

  • Certificazioni ambientali (es. ISO 14001, EMAS) per garantire la conformità alle normative e ridurre il rischio di sanzioni
  • Certificazioni sociali (es. SA8000, B Corp) per attestare il rispetto dei diritti dei lavoratori e l’impegno etico dell’impresa
  • Certificazioni di governance (es. ISO 37001 per l’anticorruzione) per garantire trasparenza e buone pratiche aziendali

Un altro aspetto fondamentale è il ruolo delle certificazioni nell’accesso ai bandi di finanziamento pubblici. Con l’attuazione del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) e dei fondi europei per la transizione ecologica, sempre più opportunità sono riservate alle imprese che dimostrano un approccio strutturato alla sostenibilità. Le certificazioni ESG possono rappresentare un requisito chiave per ottenere contributi a fondo perduto e incentivi fiscali.

Ad esempio, il documento evidenzia come molte delle informazioni richieste dalle banche per valutare la sostenibilità di un’impresa coincidano con quelle necessarie per ottenere finanziamenti pubblici. Questo significa che un’azienda che ha già implementato un sistema di gestione certificato sarà più preparata a rispondere a tali requisiti e potrà accedere più facilmente a fondi dedicati alla sostenibilità.

Da dove iniziare

Adottare una delle centinaia di certificazioni disponibili in materia di sostenibilità non è mai un’operazione banale. Il punto di partenza deve essere un’analisi approfondita dello stato dell’azienda, ovvero acquisire piena consapevolezza della situazione attuale (“as is”). Questo significa mappare i processi. Ma anche condurre un audit interno per individuare e raccogliere i dati relativi agli impatti più rilevanti che l’azienda genera in termini di governance, ambiente e persone. Non si tratta solo delle persone direttamente coinvolte nell’organizzazione, ma anche delle cosiddette affected communities, ovvero quei gruppi di individui che, pur non essendo parte delle operazioni aziendali dirette, subiscono comunque effetti dalle sue attività.

Successivamente, è fondamentale approfondire il contesto interno ed esterno attraverso un’analisi PESTEL (acronimo dei fattori valutati, ovvero politico, economico, sociale, tecnologico, ambientale e legale) così da valutare anche dati strategici utili per definire obiettivi chiari e misurabili, come la riduzione delle emissioni di CO₂, il miglioramento delle pratiche etiche o una gestione più efficiente delle risorse. In tutte queste attività è essenziale coinvolgere gli stakeholder interni ed esterni – dipendenti, clienti, fornitori, investitori – per garantire che la strategia adottata sia allineata alle aspettative del mercato e coerente con gli sviluppi normativi.

La sostenibilità certificata è un’opportunità più che un obbligo

Solo quando tutti questi elementi sono chiari e condivisi e quando la governance aziendale ha interiorizzato tali informazioni, il sustainability manager può guidare il team nella scelta e nell’implementazione della certificazione più adeguata. Raccontata in questi termini, può sembrare un’operazione semplice, ma in realtà è un processo complesso, spesso ostacolato da resistenze e percepito più come un obbligo che come un’opportunità. Richiede, inoltre, uno sforzo significativo, soprattutto da parte della direzione.

Lavorare sulla governance aziendale, intesa non solo come struttura decisionale ma anche come leadership, è uno dei passaggi più delicati e critici. È un lavoro profondo, fortemente connesso alla cultura aziendale, all’accettazione del cambiamento, all’abbandono di vecchie abitudini e, soprattutto, all’uscita dalla zona di comfort. Pregiudizi, bias, timori e ignoranza rappresentano i primi ostacoli che il sustainability manager si trova ad affrontare nel percorso di accompagnamento all’adozione di una nuova certificazione. Trovare il modo di costruire nella mente dell’imprenditore o del management lo spazio per accogliere il cambiamento significa gettare le basi per una transizione efficace.

Come scegliere correttamente

Quando si decide di integrare una nuova certificazione in azienda, l’errore più comune è sceglierne una senza una strategia chiara, rischiando di ottenere un riconoscimento poco rilevante per il settore o difficile da mantenere nel tempo. Non tutte le certificazioni di sostenibilità sono uguali e sceglierne una solo perché di tendenza può rivelarsi un investimento inefficace. È fondamentale che un’azienda valuti quale sia l’obiettivo principale della certificazione, assicurandosi che sia realmente utile e strategica.

  • Ambiente – Se il focus è sulla gestione degli impatti ambientali, si possono adottare certificazioni che attestino l’impegno nella riduzione delle emissioni, nell’uso responsabile delle risorse o nella gestione dei rifiuti e dell’energia.
  • Sociale – Per dimostrare un impegno concreto nella responsabilità sociale d’impresa, si può optare per certificazioni che garantiscano condizioni di lavoro etiche, pari opportunità e un impatto positivo sulla comunità.
  • Governance – Chi vuole rafforzare la trasparenza aziendale e la gestione dei rischi può scegliere riconoscimenti che attestino l’integrità nei processi decisionali, la prevenzione della corruzione e l’adozione di buone pratiche di gestione.

Dalla scelta all’implementazione

Come già detto, la scelta deve essere coerente con il settore di appartenenza e con gli obiettivi strategici dell’azienda, evitando percorsi che non apportano un reale valore aggiunto. Un riconoscimento utile per un’azienda manifatturiera potrebbe non esserlo per una realtà del settore dei servizi, così come la portata internazionale o nazionale della certificazione può fare la differenza a seconda dei mercati di riferimento.

Una volta individuata la certificazione più adeguata, è necessario prepararsi alla sua implementazione, tenendo conto che il processo richiederà il coinvolgimento di diverse risorse, sia in termini di tempo che di capitale umano. Questo significa formare i dipendenti affinché comprendano e applichino gli standard previsti dalla certificazione. Ma significa anche adattare i processi aziendali per garantire che le nuove pratiche e policy siano integrate nella quotidianità operativa. Inoltre, occorre coinvolgere i fornitori, affinché anch’essi rispettino gli standard di sostenibilità, aspetto cruciale soprattutto per le certificazioni sociali.

Monitoraggio e miglioramento continuo

Dopo aver apportato le modifiche necessarie l’azienda può avviare il processo di certificazione, che include un audit esterno per verificare la conformità agli standard richiesti. Ottenuta la certificazione, è fondamentale comunicarne i risultati a clienti e stakeholder, valorizzando l’impegno verso la sostenibilità. Poiché la sostenibilità è un percorso in continua evoluzione, l’azienda deve monitorare costantemente le proprie prestazioni attraverso indicatori di performance (KPI) per valutare l’efficacia delle iniziative adottate. Molte certificazioni richiedono rinnovi o verifiche periodiche, quindi è essenziale rimanere aggiornati sulle normative e sugli sviluppi tecnologici per migliorare continuamente le pratiche aziendali.

Alla fine, la sostenibilità non è una moda né un obbligo: è una scelta di visione. C’è chi la vede come un costo e chi la usa per costruire il proprio vantaggio competitivo. Il punto è semplice: vuoi essere tra quelli che rincorrono il cambiamento o tra quelli che lo guidano?

Notizie correlate

[the_ad_group id="33"]

Scopri subito l'ultimo numero di

Innovazione Ecologica

Potrebbe interessarti anche

Cerca articoli su Innoecomag.com