La Regione Mediterranea al centro dell’ultimo European Business & Nature Summit, la più grande conferenza volta dalla Commissione Europea per la creazione di modelli di business sostenibili. Istituzioni, ricercatori e imprese sono alle sfide con ambiziosi obiettivi di rigenerazione, tutela e conservazione della biodiversità. Se tutte le imprese investissero soltanto 93 euro l’anno per ogni milione di fatturato, sarebbe possibile ripristinare il 90% degli habitat in cattivo stato di conservazione entro il 2050
Si è tenuto a metà ottobre a Milano lo European Business & Nature Summit (EBNS), la più grande conferenza dedicata alla creazione di modelli di business sostenibili. L’evento, organizzato e finanziato dalla Commissione Europea insieme al Forum per la Finanza Sostenibile, Etifor e Regione Lombardia, si inserisce in un contesto di importanti e ambiziosi obiettivi internazionali nell’ambito della tutela della biodiversità.
Il Quadro Globale per la Biodiversità di Kunming-Montreal
Alla fine dello scorso anno infatti è stato adottato da 196 Paesi il Kunming-Montreal Global Biodiversity Framework, in occasione della COP15. Si tratta di un accordo decisivo, che prevede la creazione di aree protette (terrestri e marine) su almeno il 30% del pianeta entro il 2030 e la mobilitazione di 200 miliardi di dollari all’anno per sostenere politiche per la biodiversità. A luglio di quest’anno inoltre, il Parlamento Europeo ha dato il via libera alla proposta di regolamento sul ripristino degli ecosistemi naturali nota anche come Nature Restoration Law.
L’Italia, nell’ottica di un intervento urgente sulla biodiversità, è totalmente inclusa in questo quadro. Infatti, secondo il Rapporto sullo stato della Natura in Europa dell’Agenzia Europea dell’Ambiente, basato sui monitoraggi effettuati tra il 2013 e il 2018, nel nostro Paese il 16,3% delle specie è considerato in cattivo stato di conservazione, contro il 20,6% di media europea. Per quanto riguarda gli habitat, soltanto il 9,8% delle tipologie è da considerarsi in uno stato di conservazione buono. La media europea è decisamente più alta: 14,7%.
Questa edizione del summit ha puntato i riflettori sulla regione Mediterranea, definito hotspot della biodiversità. Una zona delicata dove le industrie affrontano rischi significativi e specifici legati al rapporto con la natura. Il tema è stato affrontato da tre prospettive. La prima è quella del monitoraggio, della valutazione e della divulgazione della biodiversità. La seconda è quella che punta a ridurre gli impatti e rigenerare gli ecosistemi; la terza a mobilitare risorse finanziarie attraverso meccanismi innovativi.
La Carta europea per l’Impresa e la Natura
Al termine del summit è stata diffusa la European Business and Nature Summit Charter, una carta che tutte le imprese partecipanti allo EBNS possono sottoscrivere. Nel testo si riconosce la necessità di affrontare il problema della perdita di biodiversità e mostrare la volontà di agire per invertire la tendenza. La Carta europea per l’impresa e la natura è aperta a tutte le organizzazioni, dalle microimprese alle grandi aziende, e fornisce una struttura alle aziende e ai settori finanziari per iniziare ad attuare il programma globale sulla biodiversità. Il documento stabilisce 10 principi per guidare l’azione aziendale collettiva per arrestare e invertire la perdita di biodiversità entro il 2030. I principi sono in linea con gli obiettivi del Global Biodiversity Framework e includono, ad esempio, la responsabilità aziendale e finanziaria, il coinvolgimento della catena del valore, trasparenza, reporting e responsabilità e molti altri aspetti.
Virginijus Sinkevičius, Commissario per l’Ambiente, gli Oceani e la Pesca, nell’occasione ha dichiarato: “Un numero impressionante di imprese e istituzioni finanziarie è ora favorevole a politiche comunitarie forti e ambiziose per la natura. Abbiamo bisogno di un numero maggiore di loro per rispettare gli impegni assunti nell’ambito del Quadro globale per la biodiversità. Abbiamo bisogno di tutti per continuare a beneficiare dei servizi inestimabili e minacciati della natura”.
Un ritorno economico e fattuale
Il messaggio da trasmettere, dove non basta il principio per cui la biodiversità è un bene in sé, è che investire in biodiversità conviene. Lo dicono a chiari numeri i ricercatori di Etifor, spin off dell’Università di Padova, che in occasione del summit hanno diffuso un position paper proprio dal titolo: “Tutelare la biodiversità in Italia è possibile e conveniente per le imprese”.
I numeri citati nel paper sono quelli dell’Impact Assessment Study della Commissione Europea, secondo cui gli investimenti in progetti di conservazione e ripristino della biodiversità potrebbero portare benefici economici significativi, stimati in 69.596 milioni di euro entro il 2050. Benefici che derivano dai servizi ecosistemici come lo stoccaggio e il sequestro del carbonio, la regolazione della qualità dell’acqua, l’impollinazione e la produzione di materie prime rinnovabili.
Un ritorno di 14,7 Euro per ogni euro investito
Inoltre, il rapporto benefici/costi legato a tali interventi risulterebbe pari a 14,7, il che equivale a dire che ogni euro investito in biodiversità è in grado di generare un ritorno di 14,7 euro sotto forma di benefici per la collettività. Il paper sottolinea l’importanza del settore privato e il ruolo significativo che può assumere nella promozione della biodiversità in Italia. Secondo il World Economic Forum, oltre il 50% del PIL globale è generato da attività economiche che dipendono dalla natura e dai suoi servizi. Nonostante questo, il finanziamento per la conservazione della biodiversità è significativamente inferiore al fabbisogno stimato.
All’appello mancano tra i 561 miliardi di euro a 773 miliardi di euro all’anno. Per quanto riguarda l’Italia è stato calcolato che, a fronte di una spesa annuale di ripristino della biodiversità pari a 260 milioni di euro per anno, se divisa per il fatturato delle imprese italiane del 2020 (ISTAT) ne risulta che per ogni milione di euro di fatturato le imprese dovrebbero come minimo investire 93 euro in ripristino della biodiversità.
Per dare le gambe a questa traiettoria Etifor, insieme a Forum per la Finanza Sostenibile e Regione Lombardia, ha lanciato l’Italian Business@ Biodiversity Working Group. Un tavolo di lavoro che nasce come ramo nazionale della già esistente piattaforma europea per dare la possibilità alle aziende italiane di contribuire concretamente ad un futuro nature-positive. Gli obiettivi del tavolo sono sensibilizzare e formare le aziende sull’importanza economica della biodiversità, promuovere partnership pubblico-private e allineare le strategie aziendali alle migliori pratiche internazionali. Il tavolo è aperto a tutte quelle imprese o enti finanziari che vogliano contribuire concretamente a ridurre l’impatto ambientale e sostenere gli sforzi di conservazione. Scelte e azioni quindi non solo possibili e necessarie, ma anche convenienti.
Nuove alleanze fra impresa e ricerca
All’evento ha partecipato anche il Centro Nazionale Biodiversità (NBFC), tramite il suo Direttore Innovazione Alberto Di Minin. In Italia, il NBFC è il progetto più ambizioso dedicato alla biodiversità. Tre anni fa, il Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR) ha guidato una coalizione di ricercatori italiani nel campo della biodiversità e dell’innovazione per progettare questo nuovo centro di ricerca. L’obiettivo è fornire agli scienziati gli strumenti e i finanziamenti necessari per affrontare sfide ambientali critiche e promuovere un cambiamento positivo. Di Minin ha sottolineato l’importanza della collaborazione tra scienziati, imprenditori e investitori per questo fine comune. Ha evidenziato il ruolo essenziale degli “scienziati a forma di T” che combinano una conoscenza approfondita del proprio settore con la capacità di acquisire competenze trasversali, aprendo nuove opportunità per la ricerca e l’innovazione.
“La ricerca sulla biodiversità e l’innovazione – ha detto – convergono in un triangolo dove scienziati, imprenditori e investitori collaborano per ottenere risultati significativi. Questa sinergia è fondamentale per affrontare le sfide globali legate alla biodiversità e per creare un futuro in cui la natura possa prosperare”.