15 Mar, 2024
Agricoltura femminile vincente
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L’importanza delle donne in agricoltura

In un quadro di crescente sensibilità sull’equità di genere, l’agricoltura e l’allevamento al femminile rappresentano una risorsa di grande valore, non solo economico e materiale, ma anche simbolico. Se lo stereotipo le vuole costrette nei ruoli di cura, la realtà svela per quello che sono: diverse, con opportunità che mutano in base alla geografia e all’istruzione, orientate all’innovazione e al cambiamento non per doti naturali ma per necessità. Come dimostrano le storie che qui raccontiamo, non siamo più all’anno zero

Il libro di Deborah Piovan

Donne in prima fila, protagoniste in un settore vitale dell’economia del paese, motivate a portare innovazione e pronte al cambiamento. Di più, generatrici di cambiamento. Sono le donne in agricoltura. In crescita in Italia nell’ultimo decennio, a capo di imprese tecnologicamente avanzate, sempre più pronte a raggiungere i vertici delle associazioni di categoria. Storie molto belle, al femminile e paradigmatiche di come funziona complessivamente la filiera del cibo, sono state raccolte da Deborah Piovan, a sua volta imprenditrice agricola, profonda conoscitrice del settore, delle sue dinamiche e dei suoi bisogni e pubblicate nel libro “Agricoltura femminile singolare. Donne che coltivano il futuro” (Pacini Fazzi, 2022).

Deborah Piovan

Il nostro viaggio nel mondo agricolo parte da lei.

Per me l’agricoltura è una passione e una professione appagante, ma prima di tutto  è il metodo per procurarci nutrimento

spiega Piovan.

Per questo credo sia importante che tutti si occupino di capire come funziona. L’agricoltura è un’invenzione umana, che ha da sempre modificato l’ambiente e le piante intorno a sé. Ma l’agricoltura è anche una responsabilità, ha un impatto e oggi l’obiettivo è produrre di più ma con meno risorse. Senza sprechi. Nel mio libro ho cercato di proporre storie che testimoniano l’impegno della scienza e del mondo della ricerca verso un’agricoltura che produca cibo per tutti e nell’ottica della salvaguardia delle risorse, suolo, acqua, che sono limitate”.

Dodici storie, dodici modi diversi di fare agricoltura

Piovan propone dodici storie molto diverse fra loro. Da Ines, anziana contadina del Basso Piave che parte dal racconto della fame vissuta per ricordare antiche tradizioni e rispetto del cibo. A Anita Giabardo, studentessa friulana ora negli Usa per un dottorato in Agricoltura Sostenibile, che ha fondato l’associazione ambientalista Terra Libera. Tutte voci libere, dalla giornalista, all’allevatrice dell’Illinois, dalla biologa all’operatrice di una organizzazione non governativa. 

Un libro di donne per valorizzare modelli femminili, da far conoscere ai ragazzi e alle ragazze. Il racconto del mondo agricolo non è ancora bilanciato e una società in cui non c’è il 50% di rappresentanza femminile in qualunque ruolo e impiego, ha un serio problema da affrontare. Inoltre volevo parlare alle donne di esperienze femminili, perché si sentano autorizzate ad ambire a qualunque posizione, lavorativa e istituzionale. Ma volevo parlarne anche ai ragazzi, che sappiano che le donne possono e devono avere queste ambizioni,

specifica l’autrice.

L’agricoltura oggi è soprattutto un mondo in continua e profonda trasformazione, una spinta a migliorare che ha per protagoniste le donne, in tutto il mondo, che iniziano a farsi avanti per prendere posto nei luoghi dove si prendono decisioni importanti. Dalle associazioni di categoria, al mondo della ricerca, alla politica. “Attraverso le storie che ho scritto, il filo conduttore e il messaggio è che le donne in agricoltura sono portatrici di una grande passione e un forte senso di responsabilità verso la comunità – conclude l’imprenditrice – In un mondo che cambia in continuazione è sbagliato fermarsi e smettere di innovare. Questo le donne lo sanno, come hanno capito che l’innovazione è lo strumento per proteggere le risorse che ci consentono di avere cibo per tutti. 

I numeri di una presenza attiva

In base ai dati del Settimo Censimento Generale Agricoltura, curato dall’ISTAT con riferimento all’anno 2020 e presentato a giugno 2022, le donne occupate nel settore in Italia sono 823mila, il 30% degli occupati complessivi, in calo rispetto al 2010 quando avevano raggiunto il 36,8% del totale occupati. È aumentato, però, l’impegno in termini di giornate di lavoro delle donne, che è cresciuto più di quello degli uomini, con un +30% contro +13,9%. Impegno che soprattutto è aumentato tra la manodopera familiare. Per quanto riguarda la presenza femminile in ruoli manageriali, dentro le imprese agricole, si è leggermente rafforzata. I capi azienda donna nel 2020 sono il 31, 5% contro il 30,7% nel 2010. In percentuale, nel settore, nel 2020 ci sono più donne amministratrici che negli altri settori economici.

Crescita e sfide negli ultimi decenni

L’Osservatorio Imprenditorialità Femminile di Unioncamere 2021 conferma questa tendenza e sancisce che meno di un amministratore su 4 è donna, mentre in agricoltura quasi 1 su 3. Negli ultimi vent’anni il ruolo delle imprenditrici donne nelle aziende agricole italiane si è consolidato, una buona notizia. Altrettanto positiva è la notizia che prosegue la crescita della percentuale dei capi azienda donna, anche se risulta rallentata nell’ultimo decennio. Una dinamica confermata anche guardando all’Europa: nel decennio 2005 – 2016 è aumentato il differenziale tra la percentuale di aziende guidate da donne in Italia, rispetto al complesso degli Stati UE, ma dal 2020 l’incremento ha subito un rallentamento, fino ad azzerarsi.

Per quanto riguarda il dettaglio della presenza femminile nelle aziende agricole, se avviciniamo la lente di ingrandimento sull’Italia, le aziende guidate da donne sono posizionate soprattutto nelle regioni del centro sud, dove hanno dimensioni medie inferiori, con un 40% di presenza per quanto riguarda il Molise e un 15% nelle province di Trento e Bolzano. Le aziende guidate da donne sono più presenti nelle classi SAU (superficie agricola utilizzata, ndr) inferiori e quindi sono mediamente più piccole di quelle guidate da uomini. Ma hanno guadagnato terreno: nel 2000 la metà delle aziende a conduzione femminile aveva meno di 1 di SAU, nel 2020 solo una su 5.

Molto interessante è il quadro della formazione di partenza delle donne a capo di aziende agricole,

spiega la dottoressa Cecilia Manzi, che ha curato per ISTAT il Censimento.

Le donne hanno una formazione di partenza meno specializzata degli uomini, solo 5 su 100 hanno un titolo di studio agrario, contro l’11% degli uomini. E solo il 17% delle donne ha fatto corsi di formazione, contro il 35% degli uomini. Inoltre tra i capi d’azienda donne oltre 6 su 10 hanno un titolo di studio fino alla terza media e quasi 1 su 10 ha una laurea non agraria.

Il ruolo delle politiche comunitarie e nazionali

Un aiuto per quanto riguarda le politiche di genere e il far spazio alle donne, arriva dall’Europa con la disposizione europea contenuta nella Politica Agricola europea 2023 – 2027 che ribadisce il fatto che l’integrazione della dimensione di genere rappresenti uno dei principi fondamentali dell’Unione e invita gli stati membri a impegnarsi nella promozione del ruolo delle donne in agricoltura. L’Italia ha risposto e con la legge di bilancio 2022 ha disposto una semplificazione degli interventi agevolativi del cosiddetto pacchetto Più Impresa, destinato a giovani e donne che subentrano in un’impresa agricola o che vi siano già attivi e intendano migliorarne la competitività attraverso gli investimenti.

In sintesi il Censimento ISTAT ha confermato che, sebbene l’agricoltura rispetto agli altri settori economici mostri aspetti di minore disparità tra i generi, il divario da colmare è ancora ampio. Ma le dinamiche osservate nell’ultimo decennio e il supporto di misure mirate all’imprenditoria femminile, consentono di ben sperare per il futuro.

L’analisi del Centro Studi di Confagricoltura indica che le aziende al femminile hanno maggiori rendimenti economici

Occorre sfatare un mito.

sottolinea Alessandra Oddi Baglioni, presidente di Confagricoltura Donna

Le analisi ci dicono che le imprenditrici agricole sono le migliori pagatrici e hanno una tendenza spiccata a investire. Affrontano il rischio e l’innovazione con più elasticità, sanno fare programmazione di lungo periodo.

Anche la presenza di donne nei Consigli di amministrazione porta a performance aziendali superiori. Mostrano particolare dinamismo – come rivela sempre l’analisi del Centro studi di Confagricoltura – le donne impegnate nelle società di capitali e di persone che, in particolare nella fascia di età che va da 18 a 29 anni, raggiungono il 33,76% a dimostrazione dell’acquisita consapevolezza dell’importanza di costruire reti al femminile. Dieci anni fa erano meno della metà e rappresentavano il 14% del totale.

Per quanto riguarda il tema della presenza delle donne nei posti di potere e dove vengono prese le decisioni,

Oddi Baglioni è ottimista:

Abbiamo molta fiducia nelle esponenti più giovani – dice – che non trascurino questa parte importante dei compiti di un imprenditore e abbiano voglia di impegnarsi oltre che in azienda anche sul fronte sindacale.

Donne e innovazione in agricoltura. Il binomio è forte e sta portando a un cambiamento profondo nel settore:

Molte nostre imprenditrici utilizzano, da tempo, soluzioni hi-tech che permettono di gestire la stalla o la serra da remoto, facilitando così la conciliazione famiglia e lavoro. In forte crescita, pari al +15%, sono i sistemi di monitoraggio da remoto di coltivazioni, terreni e infrastrutture

sottolinea Oddi Baglioni.

Le donne stanno dimostrando una forte propensione all’innovazione e una maggiore capacità di adattamento. Il legame forte con il territorio, la cultura, la tradizione e i saperi locali, stanno a cuore alle imprenditrici agricole. Le donne, inoltre, sono molto presenti con le loro imprese in aree svantaggiate, a difesa del territorio e garantendo la vivibilità in aree che altrimenti sarebbero abbandonate.

I premi di Confagricoltura

Gli esempi di donne vincenti, in casa Confagricoltura, non mancano. La cremonese Benedetta Chiodo ha vinto il premio innovazione di Confagricoltura per un percorso innovativo multidisciplinare che prevede il recupero di allevamento di razze storiche autoctone, come la Bruna. Valentina Nicodemo, dell’azienda vitivinicola catanese Judeka, si è contraddistinta per il sistema di gestione energetica nella produzione dei propri vini, con la riduzione e il controllo delle emissioni di gas dalla vigna alla cantina, e l’introduzione del Water Footprint, l’impronta idrica, che rappresenta uno strumento efficace per misurare la quantità di acqua utilizzata nei processi produttivi.

Angela Saba imprenditrice grossetana, presidente della federazione nazionale Ovicaprina di  Confagricoltura, produce formaggi a Massa Marittima ed è riuscita, introducendo ricerca e innovazione, a produrre un pecorino sperimentale salutare in grado di combattere il colesterolo “cattivo”. Caterina Luppa è la giovane imprenditrice che ha creato BugsLife,una startup innovativa a Perugia, specializzata nella produzione di biogas a partire da colture e scarti agricoli. L’innovazione che caratterizza la BugsLife è l’allevamento di insetti, in particolare della mosca soldato, su larga scala, per la produzione di farine proteiche per il pet food.

Conosci l’autrice:

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