4 Ott, 2021
Fitodepurare con la canapa
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Nuove tecniche per depurare terreni compromessi

In questi ultimi anni il problema delle acque “reflue”, ovvero acque di scarico utilizzate nelle attività domestiche, urbane, in quelle industriali e agricole, è sempre più centrale nel dibattito sulle cure ambientali. La fitodepurazione è una tecnica che si può applicare in tutte quelle attività che producono sostanze di scarico biodegradabili ma, essendo versatile, è funzionale anche per attività meno virtuose: dagli allevamenti, ai maneggi, fino alle discariche per esempio, sia a carico costante che variabile, la fitodepurazione è uno strumento fruibile, sostenibile e a impatto zero. 

Fitodepurazione, una definizione 

Con il termine fitodepurazione si intende il trattamento delle acque inquinate, attraverso un sistema ad alta tecnologia e debitamente controllato, che riproduce processi di autodepurazione replicando ciò che avverrebbe in natura.

Canapa e fitodepurazione

La pianta della canapa, o anche Cannabis Sativa L., tra le tente caratteristiche scientificamente provate possiede quella di essere un “bioaccumulatore”: ovvero una pianta in grado di assorbire metalli pesanti presenti nel terreno senza danneggiare la propria vitalità. Diversi studi scientifici a livello internazionale, hanno comprovato che la canapa è in grado di accumulare nichel, piombo, cadmio e altre sostanze “imparentate” nelle foglie (non nella fibra). Laddove c’è un incremento di organismi vegetali quali la Canapa in un terreno di depurazione, c’è un decremento di 30 volte dello zinco, 35 volte dell rame, 12 volte del cromo, 10 volte del nichel, 6 volte del piombo, 3 volte del cadmio. 

In sintesi la canapa è in grado di assorbire e ripulire il terreno da metalli pesanti, elementi radioattivi, pesticidi, erbicidi e fungicidi e combustibili. Tuttavia, questi “assorbimenti” non hanno interessato la fibra della pianta, che rimane quindi commercializzabile e riciclabile per la produzione di materiali composti o per generare energia nelle centrali termiche. In un caso studio di alcuni ricercatori nelle Hawaii, la canapa ha mostrato una tolleranza molto elevata agli agenti organici inquinanti di un terreno argilloso e limaccioso quali idrocarburi, crisene e benzopirene. L’elevata produzione di biomassa e la capacità di crescere in condizioni versatili e difficili, rendono la canapa una perfetta alleata e candidata per le strategie di bonifica di suoli inquinati, che le aziende più attente e lungimiranti non possono più evitare di considerare fra le possibili risorse. 

I metodi principali di fitodepurazione 

Esistono diversi modi in cui la canapa può essere impiegata per la fitodepurazione:

  • Fitoaccumulo: mentre la pianta di canapa assorbe l’acqua e le sostanze nutritive necessarie per la sopravvivenza, le radici assorbono facilmente anche i contaminanti dal terreno che le circonda. Le tossine, come piombo, cadmio, nichel, zinco e persino arsenico, si accumulano nei germogli e nelle foglie della pianta, dove vengono immagazzinate fino a quando la pianta muore, si degrada e quindi ripete il processo;
  • Fitovolatilizzazione: attraverso questo processo, le piante assorbono i contaminanti organici, ma invece di immagazzinarli come metalli, la pianta rilascia gli inquinanti attraverso le sue foglie, nell’aria;
  • Fitodegradazione: sfrutta il metabolismo vegetale per trasformare chimicamente gli inquinanti assorbiti dalla pianta in sostanze innocue, raggiungendo così lo scopo di eliminare di fatto l’agente inquinante. 

Varie strategie di bonifica fisico-chimica vengono proposte, sviluppate e testate, ma molte di queste sono, a differenza di quella basata sulle radici e le foglie di canapa, molto costose e applicabili solo a piccoli siti di terreni contaminati, perché molte delle piante utilizate a tale scopo crescono lentamente, producendo poca biomassa e il processo richiede tempi dilatati per bonificare efficacemente i terreni. Così la canapa sembra essere l’arma bianca migliore a disposizione di quelle attività che hanno esigenza di rigenerare il suolo contaminato, come dimostrano (ormai da più di vent’anni) molti studi scientifici a livello mondiale. Per far fronte all’inquinamento dei metalli, il fitorisanamento (o fitodepurazione) a base di canapa risulta essere una soluzione a basso costo ed ecosostenibile rispetto ai metodi convenzionali di pulizia fisico-chimica che richiedono elevati investimenti di capitale e manodopera, alterano le proprietà del suolo e ne disturbano la microflora. 

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