Il Consiglio per la ricerca in agricoltura e l’analisi dell’economia agraria (CREA) ha redatto un rapporto sulla bioeconomia per le aree rurali. Un’analisi lungimirante e d’insieme rivolta a decisori politici, tecnici e cittadini. Il report fornisce dati sui vari comparti della produzione primaria. Ma illustra anche le esperienze virtuose sviluppate in Italia, le interconnessioni tra il sistema agroalimentare, le sfide ambientali e gli attuali modelli di sviluppo socio-economico
Le sfide del millennio sono connesse alla possibilità di garantire un futuro più equo e sostenibile, oltrepassando il rapporto dualistico tra sviluppo e tutela dell’ambiente, con l’obiettivo sia di ridurre la produzione di scarti, che di prolungare il ciclo di vita dei materiali, dei prodotti e delle risorse. La sostenibilità ambientale, infatti, è un tema fondamentale per la nostra epoca. Viviamo in un pianeta con crescita demografica tendenzialmente infinita ma con risorse in progressivo esaurimento. Nel 2050, secondo l’Organizzazione delle Nazioni Unite, la popolazione mondiale raggiungerà i 9.8 miliardi di persone con enormi implicazioni per la sicurezza alimentare e la domanda di acqua, energia, materiali, etc.
Per soddisfare la crescita demografica globale, gestire gli impatti ambientali in atto e gli effetti del cambiamento climatico, incrementare la capacità di resilienza degli ecosistemi e garantire la sostenibilità ambientale occorre cambiare paradigma economico e di sviluppo. Occorre utilizzare fonti energetiche e risorse biologiche rinnovabili affinché la produzione primaria sia più sostenibile ed i sistemi di trasformazione più efficienti, capaci di produrre alimenti, fibre ed altri prodotti a base biologica con minor utilizzo di fattori produttivi e con minore produzione di rifiuti e di emissioni di gas ad effetto serra e di inquinanti atmosferici.
Tutte le opportunità della bioeconomia
La bioeconomia può rappresentare un’opportunità per affrontare in modo globale le sfide, tra loro interconnesse, della scarsità delle risorse naturali, della sicurezza alimentare, della dipendenza dalle risorse fossili e del cambiamento climatico, ottenendo in contemporanea una crescita economica sostenibile.
In tale contesto il Consiglio per la ricerca in agricoltura e l’analisi dell’economia agraria – Centro di ricerca Politiche e Bioeconomia ha redatto un rapporto sulla bioeconomia per le aree rurali. Il fine è sia di fornire un’analisi lungimirante e d’insieme ai decisori politici, ai tecnici ed ai cittadini, che di illustrare le esperienze virtuose che sono state sviluppate in Italia. Ma anche le interconnessioni tra il sistema agroalimentare, le sfide ambientali e gli attuali modelli di sviluppo socio-economico.
In Italia il settore agricolo è caratterizzato da una spiccata diversificazione. Tale caratteristica è molto importante per consentire alle imprese di essere reattive rispetto agli stimoli di mercato. È importante anche per integrare le fonti di reddito, aumentare la connessione con il territorio e mantenere un maggior grado di autonomia nel mutevole contesto economico e tecnologico.
La diversificazione, oltre a sostenere la sopravvivenza delle attività agricole anche in aree più marginali, rappresenta un fattore di sviluppo territoriale. Infatti, contribuisce ad attrarre nelle aree rurali altre tipologie di servizi come, ad esempio, il comparto delle agro-energie rinnovabili e della bioeconomia.
A sostegno delle zone rurali
La bioeconomia sostiene il tessuto socioeconomico delle zone rurali poiché genera nuove catene di valore basate sulla valorizzazione e sul riutilizzo integrato dei residui agricoli e forestali, degli scarti di lavorazione e dei sottoprodotti per la produzione di bioprodotti, biomateriali e bioenergia.
A riguardo si rappresenta che la bioeconomia racchiude al suo interno i vari comparti della produzione primaria (agricoltura, foreste, pesca e acquacoltura). Ma anche i settori industriali che utilizzano o trasformano le risorse biologiche provenienti da tali comparti (ad es. il settore agroalimentare e quello della cellulosa e della carta). Oltre all’’industria chimica delle bio – tecnologie e dell’energia. Per il settore agricolo la tecnologia di maggior rilievo è rappresentata dalle agroenergie – termine coniato per indicare le energie rinnovabili derivanti dal settore agricolo, zootecnico, forestale e dell’agroindustria – per l’ampia disponibilità di materia prima derivante da scarti di lavorazione, sottoprodotti, residui, scarti di lavorazione, reflui zootecnici e colture dedicate. Le agroenergie permettono di raggiungere gli obiettivi ambientali previsti dalla Strategia Farm to Fork e Biodiversità dell’Unione europea al 2030.
Tali agroenergie, infatti, permettono di incentivare e promuovere la bioeconomia circolare e sostenibile. Contribuiscono alla mitigazione climatica e alla decarbonizzazione di vari settori (ad es. trasporti, energetico e residenziale). Inoltre tutelano la natura, valorizzano la biodiversità e migliorano al contempo la fornitura di servizi ecosistemici. Ma promuovono anche l’utilizzo delle risorse. Infine, stimolano la produzione di prodotti ad alto valore aggiunto al fine del raggiungimento dei target climatici ed energetici nazionali.
Tutelare le specificità dei territori
Nello sviluppo della bioeconomia occorre considerare la dimensione territoriale. Infatti, la sostenibilità non può essere intesa universalmente nello stesso modo. Piuttosto, deve essere declinata in relazione alla specificità dei territori ed alle realtà economiche locali. Si ritiene fondamentale, pertanto, incentivare l’aggregazione tra imprese agricole, anche in forma cooperativa, al fine di effettuare investimenti collettivi finalizzati all’adozione di sistemi produttivi sostenibili.
A titolo di esempio, i progetti di filiera locale. Questi infatti utilizzano i territori come laboratori in cui coinvolgere tutti gli interlocutori. In questo modo permettono di trasformare i consumatori in attori consapevoli degli impatti derivanti dalle loro abitudini consolidate, specialmente in un contesto di crescita e consumo ad alta densità di risorse e di emissioni.
L’educazione, la formazione e l’informazione, infine, sono elementi prioritari per la crescita della bioeconomia. Infatti rappresentano la base della transizione verso stili di vita sostenibili. Stimolano la competitività, il trasferimento delle conoscenze e l’innovazione dalla scienza all’industria e al campo.