30 Ott, 2024
Rinnovabili, in vigore il Decreto FER 2
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Atteso da anni, la misura punta a sostenere la produzione di energia elettrica di impianti a fonti rinnovabili innovativi o con costi di generazione elevati, tramite incentivi sulle tariffe. Ma il settore delle rinnovabili nel nostro Paese soffre di una cronico groviglio di leggi e il processo di armonizzazione non può complicare ulteriormente le cose. L’appello di Elettricità Futura e Anie al Governo: evitare il blocco della filiera nazionale delle tecnologie elettriche rinnovabili in Italia

È stato pubblicato sul sito del Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica il 12 agosto 2024, ed è entrato in vigore il giorno successivo, il Decreto FER 2 che promuove la realizzazione degli impianti a fonti rinnovabili innovativi o con costi elevati di esercizio. Il provvedimento comprende impianti alimentati da biogas e biomasse, solari termodinamici, geotermoelettrici, eolici off-shore, fotovoltaici floating sia off-shore che su acque interne. Ma anche impianti alimentati da energia mareomotrice, del moto ondoso e altre forme di energia marina, che presentino caratteristiche di innovazione e ridotto impatto sull’ambiente e sul territorio. Atteso da anni, il Decreto include quelle fonti escluse nel precedente pacchetti FER 1, tecnologie non ancora mature dal punto di vista economico, ma necessarie per aumentare la percentuale di approvvigionamento da rinnovabili. 

Sono oggetto di incentivi: 

  • Impianti a biogas la cui energia termica prodotta è recuperata ed è prioritariamente autoconsumata in sito, a servizio dei processi aziendali, oppure immessa in un sistema di teleriscaldamento efficiente.
  • Impianti a biomassa in cui l’energia termica prodotta viene prevalentemente consumata in loco e utilizzata per processi operativi o fornita a sistemi efficienti di teleriscaldamento. 
  • Impianti geotermoelettrici tradizionali, con tecnologia innovativa per ridurre le emissioni.
  • Impianti geotermoelettrici a emissioni nulle
  • Impianti solari termodinamici con sistema di accumulo termico con capacità nominale di accumulo del calore di almeno 1,5 kWh di calore per m2 di area energizzata, se l’area energizzata supera i 50.000 m2. Oppure almeno 0,4 kWh termici al m2 se la superficie di raccolta è compresa tra 10.000 e 50.000 m2.
  • Impianti fotovoltaici floating Sistemi galleggianti di generazione di energia solare sia offshore che onshore

Il decreto punta a un rilancio delle rinnovabili per il raggiungimento degli obiettivi energetici nazionali al 2030, tramite la realizzazione di impianti per complessivi 4.6 GW nel periodo 2024-2028.

I gestori degli impianti sono tenuti a partecipare ad una procedura competitiva indetta dai GSE, nella quale verrà fornita una determinata quota di energia elettrica. Gli incentivi si traducono in un contratto bidirezionale sulla differenza per ogni kWh di energia elettrica prodotta e immessa in rete. Una volta che l’impianto sarà operativo, il GSE erogherà gli incentivi – per una durata pari alla vita utile dell’impianto – in ​​due modalità: 

  • per gli impianti di potenza non superiore a 300 kW, il GSE provvede direttamente al ritiro e alla vendita dell’energia elettrica, erogando, sulla produzione netta immessa in rete, la tariffa spettante in forma di tariffa omnicomprensiva;
  • per gli impianti di potenza superiore a 300 kW, l’energia elettrica prodotta resta nella disponibilità del produttore, che provvede autonomamente alla valorizzazione sul mercato. 

Accelerare la transizione

La miriade di iniziative europee sul clima si riflettono nel pacchetto sul cambiamento climatico “Fit for 55”. L’obiettivo dell’UE è ridurre le emissioni di gas serra del 55% entro il 2030 e diventare climaticamente neutrali entro il 2050. La Direttiva UE sulle energie rinnovabili mira ad aumentare la quota di energie rinnovabili nel mix energetico dell’UE. Nel settembre 2023, il Parlamento Europeo ha approvato un nuovo obiettivo del 42,5% di energia rinnovabile entro il 2030, sebbene gli Stati membri dell’UE siano incoraggiati a puntare a un obiettivo del 45%.  Questo obiettivo è sostenuto anche dalla Commissione Europea ed è incluso nel piano REPowerEU presentato a maggio 2022. Il piano punta ad accelerare la transizione verso le rinnovabili ed eliminare gradualmente le importazioni di energia tramite un aumento del 45%, entro il 2030, della quota di rinnovabili nella produzione di energia, nell’industria, nell’edilizia e nei trasporti. 

FER: evitare il blocco della filiera

Il settore delle rinnovabili nel nostro Paese soffre di una cronico groviglio di leggi. Per tentare di dipanarlo – cosa richiesta anche dalla Commissione Europea – il Parlamento ha delegato al Governo l’armonizzazione normativa in tema di produzione di energia da fonti rinnovabili. La bozza del decreto legislativo – Testo unico Fer -, è in discussione in questi mesi. Secondo Elettricità Futura e Federazione ANIE oltre alle numerose criticità – espresse durante le audizioni alla Camera – la bozza sarebbe in conflitto con altri decreti, in particolare i cosiddetti “DM aree idonee”, e “DL agricoltura”. Il nuovo quadro normativo rischierebbe quindi di rendere il 96% del territorio italiano non idoneo alle rinnovabili. 

Appello delle associazioni per salvare la filiera

Elettricità Futura e Federazione ANIE, le due Associazioni aderenti a Confindustria che insieme rappresentano l’intera filiera industriale nazionale dell’energia elettrica, rivolgono un appello urgente al Governo affinché emani una norma che eviti il blocco della filiera nazionale delle tecnologie elettriche rinnovabili in Italia.Il nuovo quadro normativo – DM Aree Idonee, DL Agricoltura e l’emanando “Testo Unico per le rinnovabili” – rischia di tradursi in un vero e proprio stop ai progetti già in corso di autorizzazione – in netto contrasto con il principio del legittimo affidamento – e di rendere il 96% del territorio italiano non idoneo alle rinnovabili. L’Italia non può permettersi di correre questo rischio, data la totale discrezionalità lasciata alle Regioni dal DM Aree Idonee, come dimostra il caso della Sardegna il cui disegno di legge sulle aree idonee ha effetti retroattivi e definisce criteri che renderanno non idoneo il 99% del territorio sardo.

Pertanto, chiediamo al Governo di emanare una norma in base alla quale le Regioni, nell’esercizio del loro potere di normazione sulle aree idonee, si conformino ai seguenti criteri:

  • Le aree idonee individuate ex lege dall’articolo 20 del D.Lgs. n. 199/2021, in attuazione della Direttiva (UE) 2018/2001 (“Direttiva RED II”), devono continuare ad essere considerate tali.
  • Le nuove disposizioni regionali non dovranno applicarsi ai progetti per i quali sia stata avviata almeno una delle procedure amministrative necessarie per ottenere l’autorizzazione a realizzare l’impianto (in coerenza con quanto fatto dal Governo con l’art. 5 del DL Agricoltura).
  • In ogni caso, dovranno essere fatti salvi tutti i progetti già in corso di autorizzazione, localizzati nelle aree idonee ex lege (art. 20 d.lgs. 199/2021) dal 2021 a oggi.

Impatto economico della crisi normativa

In assenza di tale intervento normativo, sarebbe di fatto impossibile raggiungere gli obiettivi del PNIEC, del PNRR e del DM Aree Idonee, e si fermerà una filiera composta da eccellenze industriali nazionali competitive a livello mondiale, che purtroppo è sempre più in sofferenza per il calo drastico delle installazioni degli impianti residenziali ed industriali.Secondo il Politecnico di Milano, nel 2023, le filiere industriali del fotovoltaico e dell’eolico hanno generato un volume d’affari di circa 10 miliardi di euro, e più del 60% di questo valore è rimasto sul territorio italiano, un ulteriore 20-25% in altri Paesi europei, e solo circa il 10% è andato fuori dai confini europei.

I benefici socio-economici per l’Italia derivanti dallo sviluppo della filiera delle tecnologie rinnovabili sono notevoli e potrebbero equivalere fino al 2% del PIL annuo da qui al 2030. Lo sviluppo e il consolidamento della filiera industriale e della produzione nazionale di tecnologie per la transizione passano attraverso la crescita della domanda interna di tecnologie e la possibilità di realizzare i progetti.

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