L’esperienza di Aires, dove il trasferimento tecnologico si fa in partnership, è un esempio perfetto di economia circolare
L’acronimo è A.I.R.E.S. – Ambiente, Innovazione, Ricerca, Energia, Sviluppo – ed è il cuore del Centro di ricerca e sviluppo industriale sull’economia circolare, in Toscana.
Non lavora come un’impresa o una start-up, perché la sua natura è quella di contratto, precisamente contratto di rete tra imprese. Al suo interno appaiono organismi di ricerca e utilities, società di servizi e gestori di impianti, insieme per risolvere le sfide dell’economia circolare.
Ne abbiamo parlato con Massimo Aiello, Presidente di AIRES.
Partiamo dall’inizio. Come è nata l’idea del contratto di rete AIRES?
Il Contratto di Rete nasce in occasione della manifestazione internazionale per la sostenibilità Ecomondo 2019, dall’idea iniziale di due aziende toscane. Oggi la rete conta 17 soggetti tra aziende e centri di ricerca, uniti nell’obiettivo comune di costituire uno strumento per lo scambio di idee e buone pratiche, e per portare avanti insieme progetti nell’ambito della sostenibilità ambientale. Siamo orgogliosi di ricordare che AIRES è il primo Contratto di Rete italiano per la ricerca e lo sviluppo industriale nel settore dell’economia circolare.
Economia circolare significa molte cose. Di che cosa vi occupate con precisione?
AIRES promuove progetti comuni in materia di energia e ambiente, sicurezza alimentare, trattamento innovativo dei rifiuti. Tutti ambiti di interesse primario sia per le aziende che compongono la rete che per i preziosi centri di ricerca che rappresentano un motore importante per la diffusione di soluzioni efficaci e adatte alle esigenze delle aziende.
La composizione di AIRES è eterogenea e sembra raccontare un’esperienza di trasferimento tecnologico “on demand”. Come funzionano i rapporti tra aziende ed enti di ricerca?
AIRES ha introdotto un’originale lettura dell’Open Innovation, inserendo nel Contratto di Rete sia imprese che organismi di ricerca. Per noi sono partner strategici per individuare le finalità di progettazione e sperimentazione di modelli e tecnologie, prima del passaggio all’industrializzazione. I rapporti tra mondo aziendale e mondo della ricerca sono cambiati molto nell’ultimo decennio. Un tempo i centri di ricerca dialogavano col mondo industriale principalmente per trovare finanziamenti per borse di studio. Oggi le porte dei laboratori si sono aperte molto di più alle esigenze aziendali, che trovano un grande ascolto. Allo stesso tempo le aziende, ciascuna con ritmo e modalità diverse, hanno costituito competenze interne dedicate all’innovazione.
In questo primo triennio di attività, quali sono stati gli elementi che hanno rafforzato la Rete?
Certamente un passo importante è stato il mettere in connessione AIRES, realtà con forte ancoraggio al territorio, con player nazionali in grado di dare un respiro più ampio alle riflessioni portate avanti all’interno della Rete. Ne sono un esempio, l’adesione al cluster nazionale per la bioeconomia SPRING, che è il punto di riferimento su questa tematica della Presidenza del Consiglio dei Ministri; il contratto di rete SAIHub, Siena Artificial Intelligence Hub, un polo tecnologico di intelligenza artificiale, ma anche la collaborazione con il Centro di Competenza per l’Industria 4.0 ARTES 4.0.
AIRES è un Contratto di Rete senza personalità giuridica. Cosa ha significato per la vostra attività?
Formare un Contratto di Rete senza personalità giuridica è stata una scelta voluta per conferire alla Rete leggerezza e flessibilità. Una scelta che oggi, con tre anni di attività e l’obiettivo raggiunto di diventare uno spazio di condivisione, rifaremmo. Attraverso le relazioni rafforzate dalla Rete le aziende hanno lavorato in co-progettazione in molti ambiti, riuscendo a concentrare energie e risorse su obiettivi di lungo termine. Questo, lo sappiamo, non è sempre facile, perché le aziende sono molto concentrate sull’operatività quotidiana. Ecco, l’unione in questo senso fa la forza, e dà avvio a progetti che altrimenti le aziende nella loro singolarità avrebbero fatto fatica a iniziare. AIRES ha costituito, forse proprio grazie alla assenza di soggettività giuridica, un efficace stimolo alla sperimentazione di soluzioni innovative, prima del passaggio della loro industrializzazione.
Come funzionano i progetti in AIRES?
I progetti vedono la loro forza progettuale e generativa all’interno dell’habitat del Contratto di Rete, cui partecipano sia le aziende e gli organismi di ricerca di AIRES, in qualità di partner, ma anche altre imprese e soggetti esterni alla rete interessati a ricerca industriale e sviluppo sperimentale. Ad esempio, il Bando sugli Accordi di Innovazione prevede una copertura economica da parte del MISE e della Regione Toscana, fino all’occorrenza di circa il 40% delle spese ammissibili. Ciò presuppone che la compartecipazione finanziaria delle imprese riguardi il 60% dei costi complessivi dei progetti. Spesso attraverso le connessioni nate e rafforzate da AIRES si formano veri e propri partenariati in grado di partecipare a bandi per un co-finanziamento europeo.
Ci fa un esempio di un progetto che le è piaciuto in modo particolare?
Uno dei progetti a cui tenevamo molto è quello chiamato “UNICO”. Pur entrando nella graduatoria di merito del bando POR-FESR della Regione Toscana sfortunatamente non ha ricevuto il co-finanziamento, per mancanza di fondi. Un progetto per l’economia circolare che vedeva raggruppate 9 delle 17 aziende della rete, assieme alle Università toscane, basato sostanzialmente su due filoni: la valorizzazione del compost e la valorizzazione del termofilm delle plastiche. Un progetto che rispondeva sia ai requisiti del bando che alle esigenze reali delle aziende della Rete e che, proprio per questo, le aziende stanno comunque portando avanti nei propri piani di sviluppo anche in assenza di supporto pubblico.
I progetti di innovazione attivati rispondono quindi, oltre all’obiettivo di promuovere uno sviluppo sostenibile, anche a una esigenza di valorizzazione economica per le aziende che operano in ambito ambientale. Ad esempio, gli operatori che sono attivi nelle fasi di gestione del “fine vita” dei rifiuti trasformati in materie prime seconde. Qual è stato il vostro contributo in tal senso?
Tra le aree in cui AIRES ha operato ci sono, per citarne alcuni, la definizione dell’End of Waste (EoW) per il recupero dei fanghi biologici, compost e digestati. I centri di raccolta ed eco-scambio per gli ingombranti. E ancora, il programma “Riuso e valorizzazione delle Plastiche”; i progetti Salvamare sulla gestione della poseidonia; la gestione del percolato delle discariche post mortem con fitorimedio. Fino all’ottimizzazione del biogas prodotto tramite processi 4.0 e il Tavolo RAEE. Per le aziende l’innovazione in questi ambiti può e deve rappresentare un beneficio anche in termini di conto economico. Questo è il modo virtuoso ed efficace per raggiungere gli obiettivi di sviluppo sostenibile che oggi l’intera società e le agende internazionali si propongono.